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Pedemontana, sconto di 500 milioni. L’offerta austriaca tenta Maroni. Di Emilio Randacio

6 Luglio 2021

La società chiede un incontro con il governatore per terminare la A36 Bergamo-Varese.

I pm milanesi hanno chiesto il fallimento della Pedemontana, società indirettamente controllata dalla Regione, che dovrebbe gestire l’opera. Il governatore Maroni si è impegnato con le banche per evitare il crac.

Purché si faccia, basta che si faccia. A ogni costo. Il numero uno della multinazionale austriaca, Strabag, prende carta e penna e scrive al governatore lombardo, Roberto Maroni. «Illustre signor presidente», l’incipit del manager Hans Peter Haselsteiner, che chiede «a breve un nuovo incontro per dar seguito ai propositi condivisi». Sul piatto c’è l’A36, l’autostrada Pedemontana Un’opera pubblica da 5 miliardi di euro, di cui 1,3 già speso dallo Stato, che dovrebbe collegare Bergamo alla provincia di Varese, con 86 chilometri di autostrada e 70 di tratti di collegamento.

Per completarla, però, ci sono anni di vicende giudiziarie, contenziosi milionari e polemiche. Tante, troppe. Haselsteiner, in soldoni, è disposto – secondo la missiva – ad andare incontro alla Regione, praticando un consistente sconto sull’infrastruttura. «La società – scrive ancora il numero uno di Strabag – sin da subito è disponibile a ridurre, attraverso le opportune varianti tecniche e progettuali, l’importo dei lavori da eseguire…». Secondo Strabag, il «beneficio finanziario immediato alla Regione e al Sistema regionale ammonta a oltre 500 milioni di euro, che già da subito può costituire formale impegno di un protocollo che può essere predisposto dalla sua segreteria e da noi sottoscritto in breve tempo». La società che si è aggiudicata il maxi appalto, si dichiara insomma pronta allo sconto del 10 per cento dell’intero prezzo, purché si faccia il prima possibile. Sulla carta, una procedura assolutamente impeccabile. Di mezzo, però, sulla Pedemontana ci si è accanita la procura di Milano, lanciando nuove ombre sull’intera opera e anche sulla sua funzionalità.

Per districarsi in questo vero rompicampo, è necessario fare un passo indietro. I pm milanesi, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, in estate chiedono di dichiarare il fallimento della Pedemontana, la società indirettamente controllata dalla Regione, che dovrebbe gestire l’opera. Un carrozzone – la convinzione dei magistrati – che non ha l’autonomia economica sufficiente per supportare la conclusione dei lavori. Un j’accuse durissimo quello della procura, che sottolinea le falle di Pedemontana, i costi fuori mercato – 40 milioni a chilometro -, i bilanci poco trasparenti che accompagnano la realizzazione dell’autostrada. La richiesta di crac trova d’accordo il perito nominato dal Tribunale fallimentare. L’analisi è ugualmente impietosa. Poi, però, è proprio il governatore Maroni a scendere in campo, esporsi, trovare una soluzione. L’esponente del Carroccio vuole la Pedemontana, e per scongiurare il crac, si impegna con le banche creditrici. Una fidejussione a svariati zeri, copre i buchi di bilancio e spalma al 2034 i debiti della società con gli istituti di credito. La mossa viene formalizzata poche ore prima che Haselsteiner, numero uno Strabag, ufficializzi lo sconto da 500 milioni e solleciti «a breve un nuovo incontro» con Maroni. Il 19 dicembre, proprio di fronte alle fidejussioni, il Tribunale ritira la pratica per il fallimento.

Nel frattempo – come si evince da questa lettera – la trattativa tra la Regione e la multinazionale austriaca, è andata avanti. Che ci sia stato l’incontro, è lo staff dello stesso Maroni ieri a confermarlo, senza però voler aggiungere altro. È probabile ipotizzare che il nuovo prezzo aumenti le convinzioni politiche di concludere la mastodontica opera. Anche se, non proprio sullo sfondo, rimangono contenziosi da centinaia di milioni pendenti davanti al Tribunale civile, con rimpalli di responsabilità su pagamenti e metodi con cui si sta concludendo l’autostrada.

Di Emilio Randacio

 

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